La delicata situazione del conflitto che vede protagoniste Russia e Ucraina ha avuto delle conseguenze su diversi ambiti, non ultimo quello dello sport e dei bookmaker online. Dopo l’esclusione di atleti e club russi da diverse competizioni internazionali e con non poche polemiche, rimaneva ancora aperta la questione dei play-off per la qualificazione ai Mondiali del Qatar in programma tra novembre e dicembre 2022.
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Il 24 marzo, infatti, la Russia avrebbe dovuto affrontare la Polonia, anche se i giocatori di questa squadra avevano già annunciato che non sarebbero scesi in campo, così come gli altri eventuali avversari di Svezia e Repubblica Ceca. Tuttavia, il 28 febbraio è arrivato il comunicato congiunto di FIFA e UEFA che decreta l’esclusione della nazionale russa dai play-off per il Mondiale, e di tutti i club dalle coppe internazionali, togliendo di fatto la possibilità alla Russia di partecipare al torneo in Qatar.
Questa decisione ha suscitato reazioni contrastanti, ma cerchiamo di andare con ordine e ricostruire gli eventi che hanno portato a questo comunicato del maggior organo del calcio internazionale.
Il primo approccio e l’esclusione dai play-off
Preso atto dell’intenzione di Polonia, Svezia e Repubblica Ceca di non disputare le partite che vedevano queste squadre impegnate, direttamente o indirettamente contro la Russia, i primi provvedimenti presi dalla FIFA il 27 febbraio prevedevano che nessun incontro sarebbe stato giocato in Russia, e che le partite “in casa” sarebbero invece state disputate in un campo neutro e senza pubblico. Inoltre, era previsto che la nazionale russa non partecipasse con il suo nome, bensì come RFU, Football Union of Russia.
Questo primo approccio però è stato criticato da molti come troppo morbido, e già il giorno successivo è stato annunciato il comunicato congiunto con cui FIFA e UEFA estromettono la Russia dai play-off e quindi dal Mondiale in Qatar, così come dalle altre competizioni internazionali, esprimendo solidarietà con il popolo ucraino. Questa decisione avviene quasi in contemporanea con un comunicato del CIO, dove viene raccomandato di evitare di organizzare eventi sportivi in Russia e Bielorussia, e di estromettere gli atleti e i club dei due Paesi dalle competizioni internazionali, o al più di farli gareggiare come atleti neutrali.
Come c’è da aspettarsi, la reazione della Russia è stata tutt’altro che accomodante, bollando il comunicato di FIFA e UEFA come discriminatorio, e che va a danneggiare atleti, allenatori, club e tifosi, per motivazioni che non dipendono dallo sport.
Il ricorso della Russia al TAS
Pochi giorni dopo, infatti, la federazione calcistica russa ha annunciato il suo ricorso al TAS, il Tribunale Arbitrale dello Sport, contro la decisione di estromettere la nazionale dal Mondiale e tutte le squadre del Paese dalle altre competizioni internazionali.
Nel comunicato con cui viene annunciata questa decisione, si può leggere che la presa di posizione di FIFA e UEFA violi i diritti della federcalcio russa in quanto membro di entrambe le organizzazioni, primo fra tutti il diritto di partecipare alle competizioni da esse organizzate, e che le motivazioni di questa scelta non dipendessero da fattori legati allo sport ed al calcio in particolare. Le richieste fatte al TAS sono, dunque, quelle di sospendere il provvedimento per poter disputare le partite di qualificazione per il Mondiale in Qatar, oltre ad una richiesta di risarcimento dei danni.
La risposta del TAS non si fa attendere, ed è quella che, del resto, ci si poteva aspettare: anche se la sentenza ufficiale arriverà tra qualche settimana, per ora non c’è possibilità di qualificarsi al Mondiale per la nazionale russa e di partecipare a competizioni internazionali per i club del Paese, fino a data da destinarsi.
Prima ancora della conferma del TAS, la FIFA aveva comunicato che la Polonia, che avrebbe dovuto affrontare la Russia il 24 marzo, sarebbe passata al turno successivo senza giocare, assicurandosi un posto nella finale dei play-off dove affronterà la squadra vincitrice tra Svezia e Repubblica Ceca, che allo stesso modo avevano già annunciato che non sarebbero scese in campo contro la Russia.
Tuttavia, non sono solo i club russi a temere per il proprio futuro, ma anche tutte quelle squadre di proprietà dei vari oligarchi vicini a Putin, primo fra tutti il Chelsea di Roman Abramovich, il cui rapporto privilegiato con il leader russo ha fatto sì che tutti i suoi beni nel Regno Unito venissero congelati, compresa la proprietà del prestigioso club londinese, la cui sorte è ancora incerta.